Quando ero bambino il mio sogno era avere una bicicletta. E arrivò regalata da un signore dove mamma lavorava. E subito me ne innamorai. E ci andavo sopra anche senza scarpe o semmai rotte, però non me ne importava: c’era lei ed io ero strafelice e non sapevo nemmeno di esserlo. Finchè un giorno, una mattina tragica, almeno per me. La mia amata e inseparabile bicicletta al mio risveglio mattutino non c’era più. In quel momento fui colto dalla morte anche se non sapevo cosa fosse la morte. E piansi, inconsolabile. Mamma la vendette a un rigattiere un po’ perchè avrebbe permesso per qualche giorno pranzo e cena e una bottiglia di latte a colazione e anche perchè, diceva mamma, così non sudi e non ti ammali di broncopolmonite in quanto a casa tornavo sempre tutto sudato. Ma per me quel sudore era il mantello invisibile che mi faceva volare e mentre volavo sorridevo oh come sorridevo. Ma il sogno si spezzò e non rividi mai più la mia unica amatissima bici che avevo chiamato Nicoletta anche se la bambina che mi voleva bene si chiamava Vicenzella.
Che storia commovente; qui nelle ricche Fiandre faccio fatica a immaginarla. Questa immagine nasconde anche molte storie. Dei rifugiati e dei loro bambini che cercano una nuova casa nelle fredde Fiandre. Le biciclette sono gratuite e ampiamente disponibili. Ora date loro solo amore, senza condizioni.
Il sogno di ogni bambino è volare su una bicicletta come passerotti sui rami.
Tutti i sogni prima o poi si scontrano con le leggi di gravità e le obiezioni pratiche…
Senza alcun dubbio, infatti è da lì che poi compaiono anche le lacrime.
E i sorrisi…
E l’empatia.
Quando ero bambino il mio sogno era avere una bicicletta. E arrivò regalata da un signore dove mamma lavorava. E subito me ne innamorai. E ci andavo sopra anche senza scarpe o semmai rotte, però non me ne importava: c’era lei ed io ero strafelice e non sapevo nemmeno di esserlo. Finchè un giorno, una mattina tragica, almeno per me. La mia amata e inseparabile bicicletta al mio risveglio mattutino non c’era più. In quel momento fui colto dalla morte anche se non sapevo cosa fosse la morte. E piansi, inconsolabile. Mamma la vendette a un rigattiere un po’ perchè avrebbe permesso per qualche giorno pranzo e cena e una bottiglia di latte a colazione e anche perchè, diceva mamma, così non sudi e non ti ammali di broncopolmonite in quanto a casa tornavo sempre tutto sudato. Ma per me quel sudore era il mantello invisibile che mi faceva volare e mentre volavo sorridevo oh come sorridevo. Ma il sogno si spezzò e non rividi mai più la mia unica amatissima bici che avevo chiamato Nicoletta anche se la bambina che mi voleva bene si chiamava Vicenzella.
Che storia commovente; qui nelle ricche Fiandre faccio fatica a immaginarla. Questa immagine nasconde anche molte storie. Dei rifugiati e dei loro bambini che cercano una nuova casa nelle fredde Fiandre. Le biciclette sono gratuite e ampiamente disponibili. Ora date loro solo amore, senza condizioni.
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