Sono sempre nelle Fiandre – la mia tragedia personale.
Caro Lucas Dewaele, ieri mi è saltato agli occhi e forse più che altro nelle orecchie la frase che hai scrittoin questo post e penso che potrebbe essere benissimo un incipit di un libro, anzi, del libro che forse ti si agita dentro.
Un diario come un vero libro – non ho idea di chi lo stia aspettando. Sospetto che questo piccolo blog scomparirà silenziosamente, non appena la mia attenzione per ciò che mi circonda diminuirà. Sulla carta, però, questo piccolo diario sarebbe ancora oggi un peso massimo. Ma è chiaro che nessuno sta aspettando un libro. Sono già molto soddisfatto di esprimere le mie esperienze tragicomiche per 12 anni. E non mi faccio illusioni (che si hanno solo con le vane ambizioni): una vita illustrata va vissuta soprattutto nel momento – non in un futuro lontano, quando un lontano cugino di secondo grado vorrà prendersi un attimo di tempo per fare un tuffo nell’archivio di famiglia. Sono vivo ora, sono stupito e a volte ferito* e sto esprimendo la mia percezione del mio mondo vivente ora. In altre parole, ho tutto ciò che mi serve per sopravvivere pienamente alla mia tragedia fiamminga.
* In olandese, questo è un bel gioco di parole – appena scoperto.
La tua(ma non credo solo tua… )tragedia fiamminga in ciace tragicomica non nè per il futoro ma un oggi ancor più vissuto e sostanzioso, reale e materiale. In genere un opera cartacea sia essa narrativa o fotografia o filmica sono uno specchio in cui guardarsi al presente.
‘un oggi ancor più vissuto e sostanzioso, reale e materiale’: ringrazio ogni giorno il cielo per la mia fuji x100f. Questa semplice fotocamera rende vivibile il presente…. 🙂
L’antico, nell’itinerante ferroso plastificato, luna park.
Sì, queste devono essere le Fiandre…
Ma ci sei stato o i puntini sospensivi sono una critica o semplicemente una dimenticanza di quei luoghi?
Sono sempre nelle Fiandre – la mia tragedia personale. 🙂
Ovvero, odio e amore. E anche altro e il resto ancora.
💜💛
Sono sempre nelle Fiandre – la mia tragedia personale.
Caro Lucas Dewaele, ieri mi è saltato agli occhi e forse più che altro nelle orecchie la frase che hai scrittoin questo post e penso che potrebbe essere benissimo un incipit di un libro, anzi, del libro che forse ti si agita dentro.
Un diario come un vero libro – non ho idea di chi lo stia aspettando. Sospetto che questo piccolo blog scomparirà silenziosamente, non appena la mia attenzione per ciò che mi circonda diminuirà. Sulla carta, però, questo piccolo diario sarebbe ancora oggi un peso massimo. Ma è chiaro che nessuno sta aspettando un libro. Sono già molto soddisfatto di esprimere le mie esperienze tragicomiche per 12 anni. E non mi faccio illusioni (che si hanno solo con le vane ambizioni): una vita illustrata va vissuta soprattutto nel momento – non in un futuro lontano, quando un lontano cugino di secondo grado vorrà prendersi un attimo di tempo per fare un tuffo nell’archivio di famiglia. Sono vivo ora, sono stupito e a volte ferito* e sto esprimendo la mia percezione del mio mondo vivente ora. In altre parole, ho tutto ciò che mi serve per sopravvivere pienamente alla mia tragedia fiamminga.
* In olandese, questo è un bel gioco di parole – appena scoperto.
La tua(ma non credo solo tua… )tragedia fiamminga in ciace tragicomica non nè per il futoro ma un oggi ancor più vissuto e sostanzioso, reale e materiale. In genere un opera cartacea sia essa narrativa o fotografia o filmica sono uno specchio in cui guardarsi al presente.
‘un oggi ancor più vissuto e sostanzioso, reale e materiale’: ringrazio ogni giorno il cielo per la mia fuji x100f. Questa semplice fotocamera rende vivibile il presente…. 🙂
😄